Il Mondo celebra il latte ma gli italiani ne consumano di meno

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L’acquisto quotidiano di una confezione di latte fresco sembra un’abitudine caduta nel dimenticatoio per gli italiani che anche in tempo di quarantena da pandemia si sono messi in coda per far scorta di latte Uht (+3,9% secondo dati Clal.it) a lunga conservazione, mentre gli acquisti del fresco segnano nel 2020 una flessione dell’1,8% rispetto allo stesso periodo del 2019, come rende noto il portale di riferimento del comparto lattiero-caseario. Lunedì primo giugno è il World milk day, Giornata indetta dalla Fao dal 2001 per celebrare un alimento, più che una bevanda, consumato da 6 miliardi di persone e in ogni angolo del pianeta, ma Assolatte segnala per il fresco pastorizzato consumi nazionali in flessione costante da dieci anni. In particolare, secondo una stima dei consumi mondiali, fornita dal portale Clai.it che monitora in trend di mercato di 220 Paesi, nel mondo i maggiori consumatori di latte nel 2019 sono nell’ordine Bielorussia e Ucraina, Nuova Zelanda, Australia, Canada, Usa e a seguire l’Europa a 28.

La produzione italiana, in crescita del 4,2% a gennaio-marzo 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, sta vivendo una crisi di mercato legata al lungo lockdown di bar, gelaterie, e ristorazioni, i principali canali di consumo. Al punto che l’industria sta lavorando alla messa a punto di produzioni lattiero-casearie di pari qualità ma durata più estesa mentre molti operatori hanno chiesto di estendere la shelf-life, la durata del fresco pastorizzato dal sesto giorno successivo a quello del trattamento termico sino al dodicesimo giorno. Una proposta respinta, dal sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe L’Abbate.

“Il latte fresco italiano è un’eccellenza italiana facilmente deperibile la cui qualità è garantita non solo attraverso i severi disciplinari di produzione che ne preservano le proprietà organolettiche ma anche mediante costanti verifiche sulla tracciabilità. Non e’, pertanto, in discussione l’apporto di alcuna modifica alla legge n. 204 del 2004″ ha precisato L’Abbate in una recente interrogazione al Senato. A invitare gli italiani alla riscoperta di questo alimento salutare, fresco e locale, sono le nove cooperative lattiero-casearie a Marchio di Qualità Alto Adige. Per produrre 1 Kg di burro, ricordano i produttori altoatesini, servono più di 20 litri di latte, per un 1 chilogrammo di formaggio ci vogliono dai 10 ai 12 litri mentre 1 Kg di yogurt equivale a un litro di latte. E per ottenere i litri di latte necessari per la produzione, è necessario che la mungitura sia eseguita due volte al giorno; che il latte venga raccolto 7 giorni su 7 e che la sua trasformazione avvenga in giornata. Da qui l’invito a consumare latte made in Italy per preservare una filiera che, dalla latteria all’affinatore di formaggi, vive di questo. “I magazzini di formaggi nei caseifici sono pieni e il latte deve essere trasformato in prodotti con una resa minore”, lamenta il presidente della Federazione Latterie Alto Adige Joachim Reinalter. “Questo è anche il motivo per cui speriamo che i consumi aumentino presto” conclude.