Quattro professionisti dello spaccio hanno dato filo da torcere agli inquirenti. Alla fine delle indagini, però, è stato smantellato un sodalizio criminale che operava nella zona di Passignano sul Trasimeno ma muoveva i propri passi anche da Corciano.
I carabinieri di Città della Pieve hanno arrestato per detenzione spaccio di stupefacenti tre persone, una in carcere e due ai domiciliari, mentre un quarto sodale è ancora ricercato. Mercoledì mattina, alle prime luci dell’alba, diverse pattuglie dell’Arma e due unità cinofile del Centro Carabinieri di Firenze, hanno dato esecuzione alle ordinanze nei tre luoghi di dimora degli indagati, due a Passignano e uno nel comune di Corciano, ed eseguite perquisizioni domiciliari e personali.
Sono stati rinvenuti 6.860 euro in contanti, suddivisi in banconote da 20 e 50 euro, presumibile provento dell’attività di spaccio (da evidenziare che gli arrestati non svolgono alcuna attività lavorativa), sostanza stupefacente del tipo cocaina per un peso di grammi 2, suddivisa in due involucri di cellophane termosaldati, 9 telefoni cellulari dei quali 4 di ultima generazione, 10 sim card e vari appunti contabili.
Nel dettaglio, l’uomo considerato il leader del presunto gruppo criminale investigato, è stato associato presso la casa Circondariale di Perugia, mentre gli altri due sono stati posti agli arresti domiciliari, mentre un altro cittadino albanese, attualmente irreperibile, sarà sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria con obbligo di dimora.
L’attività investigativa ha mosso i primi passi nell’aprile 2020, in pieno “lockdown”, dopo un’attenta azione di controllo e una serie di servizi di osservazione posti in essere dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Città della Pieve svolti a Passignano sul Trasimeno, uno dei comuni del comprensorio lacustre maggiormente frequentato da giovani, soprattutto nel periodo primaverile ed estivo.
In tale contesto, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, compiutamente attivata da una serie di episodi illeciti e accertati dalla Polizia Giudiziaria operante, autorizzava attività tecniche nei confronti di un cittadino albanese trentenne domiciliato in Passignano sul Trasimeno, già conosciuto dai Carabinieri. Condividendo gli elementi di prova raccolti con la Procura della Repubblica, l’Ufficio del G.I.P. del Tribunale di Perugia ha quindi emesso un’ordinanza restrittiva della libertà personale in capo ai rispettivi indagati.
Fin dall’inizio dell’attività investigativa venivano cristallizzate, da parte dei militari dell’Arma, una serie di presunte condotte antigiuridiche a carico del citato cittadino albanese, con riscontri da parte del personale operante svolti con metodi tradizionali sfruttando la conoscenza del territorio, attraverso numerosi appostamenti e pedinamenti. Nel corso di questi servizi venivano documentate, quotidianamente, alcune decine di vendite di dosi di cocaina in favore di soggetti provenienti dalla provincia di Arezzo, Siena ed ovviamente da quella di Perugia.
Fra i clienti figuravano uomini e donne dell’età compresa tra i 19 ed i 65 anni, fra i quali imprenditori, operai, impiegati, studenti, casalinghe e pensionati, alcuni dei quali beneficiari di reddito di cittadinanza. Le numerose cessioni di stupefacente sono state minuziosamente documentate e molti acquirenti fermati e identificati.
Gli inquirenti hanno documentato come il principale presunto indiziato, avvalendosi della collaborazione di almeno suoi tre connazionali, controllasse una piazza di spaccio itinerante, comunque compresa nel territorio del Comune di Passignano. Egli, evidentemente forte della disponibilità di una cospicua liquidità di denaro, alternava l’utilizzo di numerose automobili (spesso intestate a società di noleggio o a persone esenti da pregiudizi di polizia) e di utenze cellulari, anche internazionali, fissando i luoghi di appuntamento nelle più disparate località del comprensorio passignanese, come ad esempio piste ciclabili, isole pedonali, parcheggi cimiteriali e zone boschive. Nel medesimo contesto investigativo è stato documentato anche come i quattro indagati fossero sostanzialmente sconosciuti al fisco, privi di reddito e nulla tenenti, lasciando ragionevolmente presupporre che traessero, come unici sostentamenti del loro vivere, i ricavi delle attività illecite contestate.
“E’ doveroso infine rappresentare – spiegano i carabinieri – l’estrema difficoltà incontrata dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Città della Pieve nell’espletamento dell’attività d’indagine nei confronti dei tre destinatari delle misure restrittive; infatti, gli stessi, si sono sempre dimostrati prudenti nel cercare di non lasciare alcuna traccia di come reperissero lo stupefacente, ingegnandosi anche nei più disparati modi per effettuare le cessioni di droga, con la finalità di separare nettamente la loro vita privata e familiare da quella per così dire “professionale” per non destare sospetti anche nei confronti della popolazione di Passignano.