“Quella volta che e’ passato il Fronte”, inaugurata la mostra a Citta’ della Pieve

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Un “libro aperto”, in cui parlano persone viventi perché questo pezzo di storia ha ancora margini per essere riscritto, insieme.
Con questo intento nasce la mostra allestita nelle sale di Palazzo Corgna in occasione dell’80° anniversario del passaggio del Fronte a Città della Pieve. La mostra è parte integrante del programma di eventi dal titolo “Quella volta che è passato il fronte alla Pieve”, promossi dal Comune e dall’Associazione LiceAli.

La cerimonia di inaugurazione si è tenuta nella Sala Grande di Palazzo Corgna sabato scorso e ha visto gli interventi Andrea Possieri, docente di Storia Contemporanea, Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Perugia, della presidente dell’Associazione LiceAli Maria Luisa Meo e dei curatori Luca Convito e Massimo Neri, oltre che del sindaco pievese.
A Città della Pieve i giorni del Fronte furono dal 15 al 19 giugno 1944. Nel giorno dei santi patroni, Gervasio e Protasio, i tedeschi si ritirarono, concentrandosi a Chiusi e nella linea difensiva del Trasimeno.

La mostra ripercorre le vicende del Fronte nel territorio e nella città cercando di fissare gli eventi per offrire uno strumento di condivisione collettiva. Da un punto di vista meramente numerico, 80 furono i pievesi caduti su vari fronti, 72 i civili deceduti per cause di guerra e 32 i pievesi morti dal 15 al 19 giugno. Ma le ferite sul tessuto sociale furono profonde e durature.
La mostra, come spiegato da Convito, si compone di venti pannelli illustrativi ed è divisa in più sezioni: la situazione militare nel Centro Italia nel giugno 1944; la cronologia pievese dal 1943 in poi secondo il diario del Monastero di Santa Lucia; i giorni dei combattimenti, dai preparativi del 15 giugno alla liberazione del 19; singoli eventi ed episodi di particolare rilievo come la morte di Don Pompeo Perai, dentro i rifugi, la guerra dell’aria, le formazioni partigiane, le violenze naziste, i caduti pievesi, i soldati caduti, le memorie inglesi, il governo provvisorio, l’eredità degli ordigni inesplosi; i luoghi dove si sono poi spostati i combattimenti (Chiusi e Castiglione del Lago).

Tante e diverse le fonti a cui i curatori hanno attinto, tra cui i racconti dei protagonisti diretti degli eventi quali Sacco e Villani, le pubblicazioni dell’Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea (ISUC) sulla resistenza e le stragi nazifasciste, i diari di guerra dei reparti alleati e testimonianze di pievesi.
“Il percorso della guerra è di tutti – sono state le parole di Meo – ed è ancora sedimentato in maniera indiretta nella memoria di tutti. Ci piacerebbe molto scrivere la nostra storia insieme”.
“Non si può studiare la guerra solo dal punto di vista militare”, ha osservato Possieri secondo il quale è fondamentale pubblicare memorie e scrivere libri.

“Le ricerche effettuate nell’ultimo decennio – ha riferito Neri – hanno consentito di ricostruire una sorta di itinerario delle atrocità, ma anche della liberazione di Città della Pieve. Questo ci consente di progettare con precisione una visita ai luoghi della battaglia e della memoria”. “Quella volta che è passato il fronte alla Pieve” prosegue con altri due appuntamenti. La rievocazione vera e proprio, curata dal gruppo Panther Club di Cortona in programma per il 23 giugno in piazza Matteotti, per dare una “immagine visiva” del Fronte e l’incontro pubblico, del 25 giugno alle ore 17, curato da Maria Luisa Meo, occasione per ascoltare e fissare alcune testimonianze dirette o riferite che aiutano a ricostruire le storie familiari e ad immaginare il clima socio culturale dell’epoca.