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giovedì 24 Aprile 2025
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Tassa di soggiorno, Umbria fanalino di coda: incassati appena 4 milioni di euro

Gli introiti assoluti e pro capite sono tra i più bassi d’Italia

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Il Centro Italia si conferma un’area chiave per la riscossione dell’imposta di soggiorno, un’entrata sempre più importante per i bilanci comunali: basti pensare che se nel 2011 i comuni italiani ad applicarla erano 13, nel 2022 sono stati 986. Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Tassa di Soggiorno di JFC, Lazio, Toscana, Marche e Umbria hanno raccolto complessivamente oltre 221 milioni di euro nel 2022, pari al 35,7% del totale nazionale.
È il Lazio, grazie soprattutto al peso di Roma, a distinguersi nettamente con quasi 140 milioni di euro incassati, rappresentando da solo il 22% del totale. Il Lazio è anche al primo posto a livello nazionale, seguito dal Veneto con 80 milioni e dalla Toscana con 73 milioni.

Tornando al Centro Italia, le Marche si collocano al terzo posto con 6 milioni di euro (1% del totale). In questo contesto, l’Umbria ha registrato un introito di appena 4 milioni di euro dall’imposta di soggiorno nel 2022, una cifra che corrisponde allo 0,7% del totale nazionale. Si tratta di un dato che la colloca al 16° posto, davanti ad Abruzzo, Valle d’Aosta, Basilicata e Molise.

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Se si mettono in relazione gli incassi della tassa con la popolazione delle regioni, al primo posto per introito pro capite si trova il Trentino-Alto Adige con 52 euro per abitante, seguito da Lazio, Valle d’Aosta e Toscana. L’Umbria, con 4,7 euro per abitante, risulta sotto la media nazionale anche per questo indicatore.
Nonostante le forti potenzialità dell’Umbria, i dati mostrano una scarsa monetizzazione dei flussi turistici tramite la tassa di soggiorno. Un ripensamento delle politiche locali in materia potrebbe generare maggiori entrate per il territorio, senza impattare negativamente sull’attrattività turistica.

L’imposta di soggiorno rappresenta infatti una fonte di finanziamento strategica per interventi in materia di turismo, manutenzione urbana e recupero dei beni culturali e ambientali, anche se non sempre i fondi vengono utilizzati in modo trasparente e condiviso con gli operatori del settore. Proprio in seguito alla ricerca, che registra un forte crescita dei proventi in tutta Italia, il Codacons ha annunciato di aver presentato un esposto alle Corti dei Conti regionali affinché si faccia chiarezza sul corretto uso dell’imposta da parte delle amministrazioni comunali.

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