Minacce e avvertimenti, con tanto di bottiglie incendiarie lasciate in un cantiere a Tuoro. Due uomini, padre e figlio, sono stati arrestati in flagranza di reato a Montevarchi (Arezzo) con l’accusa di tentata estorsione, aggravata, continuata e in concorso, nei confronti di un imprenditore edile.
Lo scorso dicembre uno dei due arrestati, originari della Sicilia, si era licenziato dall’azienda e, in seguito, con una serie di minacce, aveva preteso immediatamente il pagamento del trattamento di fine rapporto (il tfr). Nonostante l’imprenditore avesse pagato la cifra dovuta nei tempi stabiliti, le intimidazioni erano proseguite con lettere minatorie ricevute nella propria cassetta della posta.
Le minacce sono andate avanti con la richiesta di un’ulteriore assunzione: il costruttore ha anche rinvenuto delle bottiglie molotov in un cantiere a Tuoro. Per questa ragione ha deciso di denunciare il tutto ai carabinieri: i militari dell’Arma si sono nascosti in una stanza vicina all’ufficio dell’imprenditore, in attesa che questo incontrasse padre e figlio per discutere dell’assunzione.
Durante il confronto, subito dopo che il costruttore si è rifiutato di inserire i due nell’organico dell’impresa, i toni si sono alzati e i militari sono intervenuti fermando padre e figlio, arrestati con l’accusa di estorsione aggravata, continuata e in concorso.
La perquisizione del padre ha portato al sequestro di un coltello, mentre nell’abitazione degli arrestati sono state trovate delle bottiglie incendiarie, una delle quali apparteneva allo stesso lotto rinvenuto dall’imprenditore nel suo cantiere. I due uomini sono stati portati nel carcere di Sollicciano (Firenze) e venerdì scorso sono comparsi davanti al giudice che ha convalidato gli arresti e disposto la custodia cautelare in carcere.