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giovedì 2 Maggio 2024
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Il Comune di Perugia intitola una via a Don Antonio Posta

Il sacerdote riconosciuto "Giusto tra le Nazioni" per aver salvato un gruppo di circa trenta ebrei confinati a Isola Maggiore

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La toponomastica del Comune di Perugia rende omaggio alla memoria di don Antonio Posta (1882-1963), intitolandogli una via in località Olmo. Il sacerdote è stato riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” per aver salvato un gruppo di circa trenta ebrei confinati a Isola Maggiore, in mano ai tedeschi, traghettandoli, con l’aiuto di 15 pescatori e con il contributo dell’agente di polizia Giuseppe Baratta, in salvo a Sant’Arcangelo già liberata dagli alleati. Per il medesimo motivo il 18 gennaio 2008 gli è stata conferita la medaglia d’oro al merito civile alla memoria dalla Presidenza della Repubblica italiana.

Una figura cui il Comune di Magione è molto legato, e a cui nel 2022 ha intitolato la via che conduce al vecchio pontile di Sant’Arcangelo, ribattezzato “il pontile degli Ebrei” proprio in ricordo dell’eroica azione di salvataggio – compiuta nelle notti del 19 e 20 giugno del 1944 mentre era in atto la battaglia per la liberazione del Trasimeno – e commemorata ogni anno in una cerimonia sempre molto partecipata.
“Un sincero ringraziamento all’assessore ai servizi civici del Comune di Perugia Edi Cicchi e all’assessore Gabriele Giottoli – fanno sapere l’assessore alla cultura del Comune di Magione, Vanni Ruggeri, presente alla cerimonia – che ha proposto l’intitolazione nel quadro di un sempre più stretto legame tra Perugia e il lago Trasimeno.

Presenti alla scopertura della targa in località Olmo (PG) anche l’Arcivescovo Emerito di Perugia-Città della Pieve Monsignor Gualtiero Bassetti e Gianfranco Cialini cui si deve la scoperta del ruolo svolto da don Ottavio e dagli altri protagonisti della vicenda. Quella a don Ottavio Posta è un’intitolazione dal grande significato, oggi più che mai di stringente attualità, che chiama in causa la capacità di riconoscere l’ingiustizia, anche al di là della propria causa, di non ignorare la sofferenza altrui, ma anzi di farsene carico in prima persona, con generosa gratuità.”

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