Coronavirus, zero contagi alla residenza Creusa Brizi Bittoni di Città della Pieve: “Il bene degli anziani prima di tutto”

277

“Per ora è andato tutto bene”: non nasconde la propria soddisfazione Vincenzo Cappannini, presidente della Residenza Protetta Creusa Brizi Bittoni di Città della Pieve. In un’intervista rilasciata al Corriere dell’Umbria Cappannini spiega le misure messe in atto per evitare che gli anziani presenti nella casa di riposo venissero contagiati dal coronavirus: “Abbiamo subito elevato il livello di attenzione e di blocco delle attività, rimodulando l’orario del personale perché alcuni operatori erano potenzialmente a rischio contagio. Abbiamo bloccato subito l’attività di volontariato dei ragazzi del liceo musicale di Città della Pieve, poi abbiamo chiuso la musicoterapia e l’attività del coro, riducendo l’orario di accesso ai parenti”.

Misure che sono andate aumentando nel corso del tempo, fino a sigillare totalmente la struttura per separarla dal resto del mondo. Un cambio di passo decisivo che ha però comportato una modifica totale delle procedure: “Il personale – spiega Cappannini – entra da un’uscita di sicurezza e si sottopone a una serie di precauzioni per evitare di contagiare gli ospiti”. Gli ospiti della residenza, 55 anziani, continuano a comunicare con i propri familiari tramite il servizio di videochiamate.

La residenza Creusa Brizi Bittoni, ricorda il Corriere dell’Umbria, è stata la prima nella nostra regione a essere sottoposta a tamponi, con 102 persone risultate negative al test per il coronavirus. Le decisioni prese dalla direzione della struttura all’inizio sono state difficili da mandare giù, ma alla fine tutti hanno capito che la cosa più importante, in questa fase, è la tutela della salute: “Il bene dei nostri anziani viene prima di tutto”. Per questa ragione, racconta Cappannini, la struttura ha iniziato a produrre da sé le mascherine e molte altre ne sono arrivate in dono: “Anche Papa Francesco, tramite il cardinale Bassetti, ci ha inviato presidi di protezione”.

Ora Cappannini e i suoi collaboratori lavorano a due possibili scenari: “Uno è la parziale riapertura della struttura ai parenti verso la metà di maggio. L’altro, che speriamo non si verifichi, è l’eventuale presenza di un positivo nella struttura. In questo caro verrebbe trasferito immediatamente in una struttura ospedaliera idonea”.