Coronavirus, quell’immaginario Muro di Berlino che divide i Comuni di confine: “Fateci andare dai nostri parenti”

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Per alcuni cittadini attraversare quell’immaginario confine che divide l’Umbria dalla Toscana era routine quotidiana. La casa in Umbria, il proprio alimentari di fiducia a qualche centinaio di metri di distanza, ma sotto la competenza di un’altra Regione. Con i Decreti del Presidente del Consiglio per contrastare l’epidemia di coronavirus quest’abitudine si è dovuta interrompere.

Piccole realtà, qualche centinaio di persone, che si stanno trovando in una situazione paradossale: vivono nella stessa comunità, ma non possono incontrarsi, neanche dopo l’entrata in vigore del nuovo Dpcm, il prossimo 4 maggio. Ferretto, ad esempio, una località divisa tra il comune di Castiglione del Lago, in Umbria, e il comune di Cortona, in Toscana. Oppure Borghetto, divisa addirittura in tre, tra Tuoro, Castiglione del Lago e la stessa Cortona, o Po’ Bandino, tra Città della Pieve e Chiusi.

In questi giorni si levano le proteste degli abitanti della zona, a partire da Giuseppe Cecchini, residente di Borghetto e consigliere comunale a Tuoro. Cecchini, intervistato da La Nazione, spiega la strana situazione in cui si trovano i suoi concittadini: “A 300 metri da casa mia il distributore è in Toscana. Abbiamo parenti a 500 metri che non possiamo visitare”. Un ‘Muro di Berlino’ immaginario, che però crea molti disagi.

E le amministrazioni locali rispondono, facendo appelli al premier Conte. Lo hanno già fatto i sindaci di San Giustino e Città di Castello, ai quali ora si uniscono quelli del Trasimeno. Matteo Burico, primo cittadino di Castiglione del Lago, si è incontrato al confine tra Umbria e Toscana con il suo omologo di Chiusi, Juri Bettollini: “Chiediamo al Presidente Conte di tenere in considerazione le esigenze di quei municipi che condividono, di fatto, lo stesso territorio anche se posti in regioni diverse. I nostri cittadini spesso hanno in comune affetti familiari o relazioni personali, separati a poche centinaia di metri da un confine che è solo geopolitico. Mentre è possibile andare in città lontane, anche centinaia di chilometri”.

Questa la proposta dei sindaci del Trasimeno: “Chiediamo – scrive Burico – una revisione della norma che vieta il superamento del confine regionale almeno per quanto riguarda i Comuni di confine. Chiediamo anche che Sindaci e Consigli comunali siano investiti di maggiore responsabilità: decidere autonomamente l’apertura o la chiusura non solo delle aree verdi, ma anche e soprattutto delle attività commerciali dei propri territori, sempre nel rispetto di tutte le normative di sicurezza e prevenzione per il contrasto del virus. In questo modo aiuteremmo la ripartenza della microeconomia, un settore vitale per la sopravvivenza delle famiglie delle nostre città”.